Emidio de Berardinis
presenta
VIA IGNIS...
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Via Ignis, il nuovo lavoro autoprodotto da
Emidio De Bernardinis, non è un disco: è una fenditura. Un varco aperto in
quello spazio interiore che siamo abituati a ignorare mentre scorriamo
distrattamente lo schermo di uno smartphone. Dodici canti costruiti come
altrettante stazioni di un percorso iniziatico, in cui l’ascoltatore non è
invitato a “godere” della musica, ma a misurarsi con essa.
Il concept affonda le radici
nell’immaginario simbolico degli Arcani Maggiori, in particolare nella figura
dell’Appeso, archetipo del ribaltamento dello sguardo. De Bernardinis
assume quella postura sospesa e la traduce in brani che rifiutano ogni
tentazione di compiacimento: niente slogan motivazionali, nessun ritornello
consolatorio, ma una scrittura che alterna ferocia e tenerezza, visioni
mistiche e fenditure psicologiche.
La voce si fa deserto, talvolta
abisso, talvolta preghiera. Le parole sono affilate, ma capaci di aprire
spiragli luminosi in chi accetta di lasciarsi “fermare” da queste tracce che
non accompagnano: deviano, disturbano, spogliano. È un album che predilige il
fuoco alla forma, l’urgenza alla levigatezza, e proprio per questo colpisce
come un rito di passaggio.
Via Ignis è un invito alla disobbedienza
interiore: una chiamata a spegnere l’automatismo del quotidiano per riaccendere
il centro della coscienza. Ne si esce scossi, forse stanchi, ma più lucidi. Un
disco che non cerca consenso, ma risveglio. Da attraversare con cautela, magari
in ginocchio — ma con la promessa di rialzarsi diversi.
Ciao Emidio!
Iniziamo parlando del tuo percorso musicale e come sei arrivato fin qui.
Ciao
e, innanzi tutto, grazie per il vostro interesse!
Allora,
mettiamola così: credo che nella vita ci siano sentieri che non vengono scelti
ma sono loro a scegliere te! Ho attraversato anni di musica condivisa, di
gruppi, di voci che si intrecciavano alla mia … poi, all’improvviso, è arrivato
il silenzio.
Un
silenzio lungo, necessario, una sorta di un eremitaggio interiore; e in quel
vuoto sono riaffiorati “sensi”, non solo musicali, ma dell’Essere. Da quel
punto di quiete è nata la necessità di iniziare a camminare la via dell’Arte da
solo: non per separazione, ma per assicurare fedeltà all’unione con Me stesso
che reclamava interiormente la mia attenzione da tempo immemore!
“Via
Ignis” è il tuo primo album solista, come lo presenteresti?
È
un diario di viaggio in forma poetica e di suono: dodici brani che scandiscono
dodici stazioni di un pellegrinaggio non geografico ma coscienziale. Il fuoco
del titolo non è da associare alla distruzione, bensì alla purificazione: è una
via che brucia le vecchie impalcature dell’io per lasciare spazio a ciò che, di
più Vero e vibrante chiede di manifestarsi. Si tratta di un’opera che non è
scaturita come risposta al desiderio egoico di “fare un album”, ma per
accendere un lume che possa supportare chi cammina nel buio
dell’inconsapevolezza (anche se, in verità, quel lume serve ancora, prima di
tutto a me).
Quali
sono le tradizioni esoteriche e spirituali di riferimento?
Sono
come correnti sotterranee che si incontrano nella stessa sorgente: ci sono
tracce del sufismo, con il suo danzare attorno al centro; echi della gnosi, dei
Padri del Deserto, delle Upanishad, dell’Advaita, del risveglio della coscienza
squisitamente gurdjeffiano… Ma più di tutto, c’è la mia personale archeologia
dello spirito: intuizioni improvvise che arrivano proprio quando non le
cerchi, letture dimenticate che riaffiorano per essere reinterpretate,
coincidenze che diventano simboli maestri …
In
realtà, non ho mai voluto aderire ad una singola tradizione, preferisco
lasciarmi attraversare da tutto ciò che mi richiama, che studio e di cui faccio
esperienza cosciente. Il mio più grande lavoro interiore consiste, però, nel
conservare solo ciò che risuona con la mia coscienza e che si esprime
attraverso la nostalgia della Verità e della Bellezza.
In
che modo questo disco si intreccia con la tua vita ordinaria?
Direi
che è stato un tentativo di armonizzare due rive: la vita quotidiana, con le
sue scadenze e i suoi gesti meccanici (da cui desidero ardentemente liberarmi
del tutto), e quella parte invisibile che spesso si mette a tacere, per
pigrizia o per inconsapevolezza!
“Via
Ignis” è nata nello spazio in cui queste due dimensioni
si sono finalmente messe in comunicazione: è come se ogni brano fosse un
frammento di ciò che ho compreso mentre cercavo di conciliare la dimensione del
sacro con il supermercato, la meditazione con il traffico, il pagamento delle
bollette con la ricerca dello Spirito.
È
un’opera che non descrive la mia vita, ma le restituisce il senso più
autentico.
Vuoi
lasciare un augurio ai nostri lettori e ai tuoi ascoltatori?
Vorrei
augurare a ognuno il coraggio di ascoltare e preservare il proprio silenzio,
perché lì spesso si nasconde la parola che manca per riuscire a trascendere
l’illusione del mondo e tutta la sofferenza che ne scaturisce.
E
di intraprendere, senza paura ma con rinnovata dignità, la propria personale
via, sia essa di fuoco, di acqua o di vento! Le vie sono molte, ma tutte conducono
alla stessa soglia e quando la si attraversa, anche solo per un istante, cambia
completamente il modo in cui ci si relaziona con gli eventi e le persone.
Che
il vostro sguardo possa divenire presto leggero e luminoso come quello di chi
ha ricordato, finalmente, la propria origine divina … al di là di ogni
superficiale e transitoria apparenza.
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